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Limiti alle banche di Wall Street
È il piano di Obama e Volcker

di Vittorio Carlini

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9 marzo 2010
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e l'ex presidente della Fed Paul Volcker, attuale consigliere economico del presidente Usa

«Too big to fail» (troppo grandi per fallire). Oppure: «Too interconnected to fail» (troppo interconnesse per fallire). Ancora: «I bonus alle banche sono un oltraggio» (Barack Obama). Di più: «Bail out the people not the banks» (Salvate la gente non le banche). Con simili dichiarazioni si potrebbe andare avanti, e non per poco. Tutte affermazioni che esprimono il disagio, la polemica, nei confronti degli istituti bancari che, a torto o a ragione, sono accusati (soprattutto quelli made in Usa) di avere dato il «la» alla crisi, prima; e di avere continuato nell'attività speculativa, dopo.

Il piano di Obama sulle banche
Tanto che, pressata dalle critiche di essere troppo accondiscendente nei confronti di Wall Street, la Casa Bianca ha di recente presentato un piano per limitare i rischi sistemici del mondo bancario. È la cosiddetta «Volcker Rule", dal nome ( Paul Volcker) dell'ex presidente della Fed e attuale consigliere economico del presidente Barack Obama. Un insieme di regole che, nelle intenzioni di chi le ha proposte, dovrebbe ridurre il rischio sistemico per il mondo bancario e la corsa sfrenata all'utile attraverso l'eccesso di leva finanziaria.

Il programma non è ancora definito in tutti i suoi particolari, ma le linee guida sono tracciate. Le banche commerciali, che hanno filiali e conti dei risparmiatori, avranno nuovi limiti sulle percentuali dei depositi che potranno accumulare in relazione ai depositi totali del paese. Inoltre, sarà loro vietatodi fare il cosiddetto "proprietary trading", cioè la compravendita di strumenti finanziari per conto proprio. Poi, le banche commerciali e le società che controllano banche non potranno possedere, o investire, in hedge fund e private equity. Di più: saranno limitate le dimensioni di ogni istituto finanziario in relazione all'intero settore; nessun gruppo finanziario potrà, dopo acquisizioni, controllare oltre il 10% del totale delle passività del mondo finanziario statunitense.

Il presidente francese, Nicolas SarkozyLa polemica europea
Al di là dei sorrisi di circostanza, sul tema della riforma bancaria le posizioni tra americani e europei sono distanti. Il presidente francese Nicolas Sarkozy , per esempio, si è detto in sintonia con Washington «nel dissuadere gli istituti finanziari dalla speculazione per conto proprio» ma ha più volte sottolineato di non voler accettare l'unilateralismo americano. «Come possiamo - si è chiesto Sarkozy -accettare che in un mondo competitivo noi insistiamo che le banche europee abbiano un capitale per coprire i rischi delle loro attività di mercato tre volte superiore a quelle americane o asiatiche?». Insomma è il confronto tra chi, in Europa, punta su Basilea III e quindi, per esempio, su l'innalzamento del Cor tier 1 e chi invece, negli Usa, pone paletti di tipo regolamentare alle dimesioni delle banche.

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9 marzo 2010
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